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La dipendenza è un fenomeno complesso che deriva dall’uso di sostanze o dal consumo di specifiche attività che inducono nella persona dei cambiamenti neurochimici, cognitivi e comportamentali.

In un primo momento, per comodità, faremo riferimento all' utilizzo di sostanze come alcol, cannabis e psicofarmaci, per poi analizzare anche attività specifiche come ad esempio il gaming, i social, la pornografia e via discorrendo possano indurre le medesime risposte psicofisiologiche ed instaurare un ciclo di dipendenza.
Il fenomeno della dipendenza presenta delle radici comportamentali specifiche, che si influenzano vicendevolmente e concorrono a mantenere l’individuo aggrappato alla sostanza.
Esse sono:

  • Rinforzo positivo: all’utilizzo della sostanza vengono associati effetti piacevoli, questo deriva dal rilascio di un neurotrasmettitore chiamato dopamina, responsabile di sensazioni quali piacere e ricompensa.
    Nel cervello vengono dunque create delle memorie neurali positive legate all’assunzione. Banalmente: sostanza=piacere immediato.
  • Craving, ovvero ricerca compulsiva della sostanza: poiché le sensazioni piacevoli derivanti dalla sostanza sono estremamente gratificanti, il comportamento della persona si modifica in funzione della sostanza, la priorità è quella di averla sempre a disposizione, poiché è la più immediata fonte di piacere disponibile.
  • Tolleranza: con il passare del tempo, per arrivare ad esperire il rinforzo positivo derivante dall’uso della sostanza sono necessarie maggiori quantità, poiché il cervello si “abitua” alle dosi precedenti.
  • Rinforzo negativo: al mancano utilizzo della sostanza corrispondono spiacevoli sintomi di astinenza, inducendo l’assuntore a non rimanere mai senza per quanto possibile.

Possiamo dunque definire la dipendenza come una condizione caratterizzata da ricerca e uso compulsivo della sostanza d’abuso e da modificazioni strutturali nel cervello: è per questo motivo che il comportamento di una persona con una dipendenza può cambiare radicalmente dal suo Sé “sobrio”.

Ora proviamo a sostituire la parola sostanza con la parola attività, facendo attentamente riferimento a tutte quelle esperienze di attività che sappiamo capaci di indurre dipendenza: gioco d’azzardo, gaming, internet, pornografia, social media e così via.
Anche il consumo di queste attività può generare un comportamento compulsivo in maniera analoga alle tossicodipendenze.
Prendiamo ad esempio, visto che parliamo di adolescenti, i social: in che modo possono generare dipendenza?
Riferendoci allo schema di prima:

  • Rinforzo positivo: notifiche, contenuti ingaggianti, messaggistica istantanea, sono tutte fonti di dopamina. Il social bombarda l’utente di stimoli al fine di generare gratificazione e mantenere l’utente collegato.
  • Craving: quante volte capita di prendere il cellulare in mano e aprire il social senza neppure accorgersene? Questo è l’esempio tipico di un automatismo comportamentale generato da craving.
  • Tolleranza: se nelle tossicodipendenze è la funzione che esprime la quantità di sostanza necessaria, nelle dipendenze da attività esprime la quantità di tempo spesa nell’attività. Non è infrequente, infatti, che nell’uso dei social si spendano ore di cui neanche ci si accorge, in uno stato di assuefazione.
  • Rinforzo negativo: i sintomi di astinenza possono essere variabili, se togliamo i social ad un adolescente che ne fa uso quotidiano possiamo aspettarci forti segnali di irritabilità.

Riflessioni sulle dipendenze negli adolescenti e il loro stato di salute

Uno degli aspetti fondamentali dell’utilizzo di sostanze e/o consumo delle attività è che forniscono un piacere immediato, pronto all’uso, a portata di mano.
Questo piacere immediato scansa tutte le altre forme di piacere, poiché più lente e faticose da raggiungere. Questo significa che tutto ciò che richiede impegno e dedizione verrà scartato a priori.
Il piacere immediato crea, inoltre, una confusione circa la funzione del piacere stesso: il piacere dovrebbe essere una conseguenza, piuttosto che un fine.
Per citare Viktor Frankl: “il piacere viene di per sé stesso, con il raggiungimento di uno scopo. È un effetto, non un’intenzione.”
Partendo da questi presupposti la riflessione sulla condizione delle dipendenze in adolescenza è la seguente: perché necessitano di indursi piacere? Non dispongono di strumenti per affrontare gli ostacoli che incontrano sulla via dei loro scopi, oppure di scopi non ne hanno proprio? Con quale spirito sono affacciati al mondo e quali strumenti hanno per interpretarlo, per affrontarlo e per viverci?

Cosa fare se l’adolescente presenta segnali di dipendenze da sostanze e/o attività

  • Armarsi di pazienza e perseveranza nell’affrontare il tema, senza renderlo un tabù.
  • Creare uno spazio di conversazione in famiglia: è necessario che l’adolescente si senta ascoltato, ma che allo stesso tempo abbia chiari i limiti e le condizioni da rispettare. Sebbene l’adolescente stia cercando la sua individualità e stia tentando di diversificarsi dalla propria famiglia, i genitori rimangono un punto di riferimento cruciale, pertanto è di fondamentale importanza impostare un dialogo.
  • Non demonizzare l’adolescente, pur restando assertivi sui limiti da rispettare.
  • Discutere circa i motivi del comportamento, comprenderli, e valutare soluzioni alternative.
  • Informarsi ed informarlo sui rischi associati, discuterne insieme.

Dunque, è importante essere pronti a fare domande ed essere pronti comprendere le risposte.

Se il comportamento dell’adolescente è fonte di preoccupazione, litigi, tensione emotiva, oppure i risultati scolastici sono in calo, le amicizie sembrano diminuire così come le uscite, od ancora l'affettività è appiattita e l'adolescente appare anedonico ed abulico, è bene non sottovalutare questi segnali di rischio e rivolgersi ad uno specialista per un consulto.
Una consulenza con uno Psicologo dello Sviluppo rappresenta lo strumento d’indagine volto a fare chiarezza sulla condizione dell’adolescente, andando a individuare criticità da contenere e punti di forza da cui ripartire per salvaguardare il suo benessere presente e futuro. Il colloquio psicologico è un vero e proprio strumento di prevenzione che mira al contenimento del rischio in adolescenza.
L'adolescenza è infatti una fase di transizione molto delicata e importante, in cui la personalità dell'individuo è in piena formazione. Si rende, pertanto, necessario preservarne lo svolgimento nella maniera meno inquinata possibile per cui, in questi casi, è più che mai vero il detto "prevenire è meglio che curare".