Mio figlio non gioca con gli altri: cosa fare?
Vedere il proprio bambino che non gioca con gli altri può essere fonte di preoccupazione; il gioco, infatti, è il luogo dove i bambini si conoscono, fanno esperienza l’uno dell’altro, imparano a sbagliare e a chiedere scusa, imparano a darsi regole, ruoli e ritmi.
Inoltre, è il luogo in cui i bambini portano le loro emozioni e le loro fantasie, agendo sulla realtà in modo trasformativo e facendo uso dell’immaginazione per capovolgere i significati del mondo reale.
In altre parole, il gioco è un’attività fondamentale per lo sviluppo e, in particolare, il gioco sociale -ovvero quello giocato insieme ad altri bambini- è il luogo in cui le competenze socioemotive e relazionali hanno terreno fertile per svilupparsi.
Perché il bambino non gioca con gli altri?
Le motivazioni che portano il bambino ad essere in disparte quando gli altri giocano possono essere complesse e necessitano un’attenta valutazione, possiamo tuttavia suddividerle in due principali situazioni:
- se osserviamo il bambino che con frequenza tende a non partecipare per sua volontà ad attività sociali, stiamo osservando un comportamento noto come ritiro sociale.
Il ritiro sociale è un comportamento tipico della timidezza ed è considerato un fattore di rischio per i bambini fra i cui esiti associati figurano una povertà nelle competenze sociali, difficoltà socio-emotive, problemi scolastici e comportamentali.
Alla base di questo comportamento c’è un conflitto interiore: il bambino vorrebbe giocare con gli altri, tuttavia è stressato dalla situazione sociale, si sente minacciato da quest’ultima e, per difesa, si “chiude”.
Questo conflitto è osservabile, ad esempio, nelle situazioni di gioco in cui i bambini timidi si limitano ad osservare gli altri bambini giocare, senza però intraprendere alcuna azione per inserirsi nell’attività di gruppo.
Tale conflitto non è però irrisolvibile, ma dipende piuttosto da situazione a situazione: in situazioni conosciute, la timidezza può venire via via superata e il conflitto risolto. In situazioni di novità, invece, il bambino timido può fare più fatica a risolvere tale conflitto, con conseguenze spiacevoli come l’esclusione e l’emarginazione. - Se, al contrario, il bambino non gioca con gli altri bambini per loro volontà significa che è attivamente escluso dal gruppo.
Le ragioni per cui questo accade possono essere di varia natura e sono da indagare mediante un colloquio approfondito, possibilmente attingendo a più fonti come gli insegnanti e gli altri bambini stessi: comprendere il grado di “accettazione” del bambino all’interno del gruppo, se ci sono stati eventi di “rottura” che hanno portato all’esclusione oppure se questa è avvenuta in maniera lenta e graduale.
La questione, tuttavia, è spesso più complessa poiché ritiro sociale ed esclusione attiva possono influenzarsi vicendevolmente: un bambino potrebbe tendere a non partecipare al gioco per sua volontà e questo, a sua volta, può comportare un’esclusione attiva da parte del resto del gruppo, da cui potrebbe derivare un ritiro sociale ancora più marcato e così via, rendendo i due fenomeni difficili da distinguere.
Il bambino che gioca da solo e i segnali di rischio: quando contattare uno Psicologo dello Sviluppo?
Se il bambino tende a non giocare con gli altri, può essere un segnale di difficoltà nello sviluppo sociale ed emotivo.
Quando a tale segnale se ne accompagnano altri, come l’irritabilità, l’incomunicabilità, il pianto frequente, le lamentele somatiche -a seconda dell'età, i segnali di disagio nel bambino variano, guarda il mio articolo sui segnali di disagio del bambino per saperne di più-, allora risulterebbe imprescindibile indagare approfonditamente la situazione tramite un consulto specialistico con uno Psicologo dello Sviluppo: un primo colloquio valutativo è un atto di prevenzione che può salvaguardare il benessere del tuo bambino.
Conoscere approfonditamente la situazione che sta vivendo è di cruciale importanza al fine di prevenire il cronicizzarsi di comportamenti disfunzionali e salvaguardare il suo benessere presente e futuro.