Timidezza e malessere nel bambino
Quando parliamo di timidezza è bene, come prima cosa, parlare anche di introversione, due termini spesso utilizzati in maniera intercambiabile, ma che presentano delle fondamentali differenze.
Timidezza e introversione: una differenza importante
Possiamo definire l’introversione come una preferenza per le attività solitarie, tranquille, silenziose, con poche persone intorno.
Il bambino introverso preferisce stare da solo, o con pochi compagni; tuttavia, non appare in difficoltà in situazioni di gruppo, è capace di rispondere alle situazioni sociali e di agire in maniera attiva quando richiesto, non si “blocca”, non è visibilmente stressato dalla situazione.
La timidezza presenta, invece, una base reattiva: il bambino timido è fortemente stressato dalle situazioni sociali, si sente minacciato da queste ultime e, per difesa, si “chiude”.
Questo conflitto è osservabile, ad esempio, nelle situazioni di gioco in cui i bambini timidi si limitano ad osservare gli altri bambini giocare, senza però intraprendere alcuna azione per inserirsi nell’attività di gruppo.
Tale conflitto non è però irrisolvibile, ma dipende piuttosto da situazione a situazione: in situazioni familiari, la timidezza viene via via superata e il conflitto risolto. In situazioni di novità, invece, il bambino timido può fare più fatica a risolvere tale conflitto, con conseguenze spiacevoli come l’esclusione e l’emarginazione.
La timidezza del bambino è un problema?
La timidezza diventa un problema quando, indipendentemente dalla situazione, il bambino subisce un forte stress sociale, inibendosi.
Agli occhi dei genitori o degli insegnanti, il bambino eccessivamente timido può apparire “bloccato”, incapace ad esprimersi e questo può destare forte preoccupazione.
A questi livelli di timidezza è associata un’elevata ansia sociale, che può sfociare in sintomatologia somatica come frequenti mal di pancia, mal di testa, eczemi, inappetenza, enuresi, insonnia, gastrite, orticaria o sintomi comportamentali come l’eccessiva remissività, il rifiuto della comunicazione, l’evitamento delle situazioni sociali, l’evitamento delle situazioni di gioco, il mutismo selettivo.
I rischi della timidezza sullo sviluppo
La timidezza eccessiva è un segnale importante che non va trascurato: per evitare il cronicizzarsi del “blocco” del bambino con tutte le conseguenze sullo sviluppo che esso comporta, è bene rivolgersi quanto prima ad uno Psicologo dello Sviluppo.
Un eccessiva timidezza nell'infanzia rischia, infatti, di portare il bambino al ritiro sociale nell'adolescenza: un fenomeno molto comune nelle nuove generazioni, noto anche con il termine "Hikikomori": sempre più ragazzi adolescenti decidono di ritirarsi dalla vita sociale, vivendo il fiore dei loro anni chiusi in camera, percependo il mondo e la socialità come una fonte di stress e minaccia.
Questo accade perché il bambino, nel corso del suo sviluppo, non è riuscito a maturare strumenti con cui far fronte alle sfide e alle difficoltà che l'integrazione sociale porta con sé.
Mentre per alcuni bambini l'essere socialmente competenti sembra avvenire in maniera automatica e quasi "naturale", per altri è necessario un maggiore sforzo e un accompagnamento più graduale e specifico.
I bambini timidi sono meno competenti socialmente?
Per quanto appena detto verrebbe dunque da pensare che i bambini timidi siano meno competenti a livello sociale: niente di più falso.
I bambini timidi fanno fatica ad esprimere le loro capacità sociali perché si sentono minacciati, bloccati.
Ciò non significa che siano meno prosociali, empatici e capaci di affetto e spirito di aggregazione rispetto ad altri, significa piuttosto che queste loro, pur ottime, capacità rimangono nascoste perché non trovano via d'uscita rispetto alla percezione di minaccia che questi bambini hanno della socialità.
Come superare l'eccessiva timidezza?
Il lavoro che si fa sui bambini timidi ha il suo centro proprio nel rendere la percezione delle situazioni sociali via via meno minacciosa e pesante. Per prevenire i rischi sullo sviluppo del bambino è necessario indagare approfonditamente sulla situazione specifica: ogni caso è, infatti, a sé stante ed un primo colloquio mirato con lo Psicologo dello Sviluppo è di cruciale importanza per fare chiarezza sulla situazione, individuando criticità da contenere e punti di forza da cui ripartire per favorire uno sviluppo armonioso e la promozione del suo benessere.