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Stress sul lavoro a 30 anni: come affrontarlo?

Lo stress lavoro correlato è un fenomeno complesso, specie in giovane età: con ancora una forte prospettiva verso il futuro e, tuttavia, con l’idea che il tempo stia scivolando di mano, se hai intorno ai 30 anni il presente ed il futuro lavorativo sono argomenti di centrale rilevanza per te.

Sei, infatti, in un’età di transizione molto importante, in cui hai maturato nuove consapevolezze e in cui la vita lavorativa sta iniziando ad occupare sempre più rilievo (e tempo) nella tua giornata.
È possibile che tu sia arrivata/o a leggere questo articolo perché è da un po’ di tempo che provi dei sentimenti di ansia, tensione, stress: magari fai fatica a svegliarti la mattina, oppure ti svegli con il respiro affannato, magari dormi male la notte oppure sudi molto, senti la testa appesantita, fai fatica a concentrarti, non ti senti libera/o di parlare della tua insoddisfazione e del tuo malessere.

Sentire che il lavoro è un’attività che ti sta consumando, piuttosto che un mezzo attraverso cui sostentarti è un paradosso sul quale fai bene a riflettere per dare priorità al tuo benessere.

I rischi di un lavoro prosciugante

Quando il lavoro diventa fonte di stress, ansia, overthinking, diversi rischi prendono progressivamente forma e, se non adeguatamente contenuti, da potenziali diventano effettivi.
Il rischio principale è il riversarsi dei problemi lavorativi in diversi ambiti della vita privata, come ad esempio:
  • Le relazioni, dove uno o entrambi i partner, fortemente stressati dalla situazione lavorativa, arrivano a confliggere. Ciò avviene poiché il lavoro ha prosciugato le energie individuali al punto tale da non riuscire ad attingere adeguatamente alle risorse che hanno consentito alla coppia di sostenersi finora: all’atto pratico questo significa, ad esempio, essere troppo “stanchi” per uscire, per andare al cinema o a cena fuori, oppure essere troppo irritabili e nervosi per sostenere una delicata conversazione su tematiche importanti senza che sfoci in un litigio, o in problemi di natura comunicativa.
  • La messa in atto di comportamenti di coping disfunzionali in relazione allo stress: ciò può significare, ad esempio, prendere l’abitudine di bere ogni sera per rilassarsi da una stressante giornata lavorativa, oppure prendersi una pasticchetta di tavor/xanax/valium/eccetera per ridurre l’ansia e il disagio che si prova la mattina, o, ancora, stare intere notti sui videogiochi per avere un qualcosa di divertente da fare oltre che lavorare.
  • Il trascurare la salute e il benessere personali: arrivare, dunque, ad uno stato di “passivizzazione” derivante dall’eccessiva pesantezza del proprio lavoro, al punto da trascurarsi e giungere ad un appiattimento dell’affettività, dell’emotività e della soddisfazione della propria vita. In questi casi si verifica un vero e proprio appiattimento dello stile di vita.

Cosa fare? Il ruolo dello psicologo

La fatica a svegliarti la mattina, il respiro affannato, le notti insonni, i cali di concentrazione, l’irritabilità, i mal di testa sono tutti segnali che il tuo corpo ti sta mandando: è il suo modo di comunicarti che qualcosa non va.
Qui entra in gioco il sostegno psicologico, un percorso che mira a supportarti nei momenti di difficoltà, transizione e cambiamento.

Il sostegno psicologico si basa sull’ascolto empatico dei tuoi vissuti e delle tue emozioni e sulle restituzioni che ti fornirò, accompagnandoti all’acquisizione di nuove consapevolezze volte ad affrontare, elaborare e superare le difficoltà che stai incontrando.
La funzione del sostegno psicologico è quella di diminuire il carico emozionale e, nel contempo, rafforzare e consolidare le risorse individuali che possiedi, in vista di un migliore benessere personale e di una quotidianità più serena.
Il colloquio psicologico ti aiuterà a verbalizzare i tuoi vissuti e sentimenti al fine di prenderne consapevolezza, il tutto in uno spazio sicuro, protetto e non giudicante, per dirigerti, un passo alla volta, verso il tuo benessere.