Agorafobia, cos'è come si cura
L’agorafobia è una fobia specifica e fa parte dei disturbi d’ansia.
Riguarda in generale la paura degli spazi aperti e/o affollati.
L'agorafobia crea difficoltà e paura ad uscire e allontanarsi di casa, ma anche di ritrovarsi in spazi troppo affollati come supermercati, concerti, mezzi pubblici o troppo spaziosi come ponti, autostrade ad esempio.
Una paura non commisurata alla realtà e ingestibile per la persona che ne soffre, nonostante ne comprenda l’ irrazionalità.
Chi soffre di agorafobia prova intensa ansia se esposto allo stimolo fobigeno con possibile attivazione di sintomi vegetativi (sudorazione, tremori, tachicardia) fino ad arrivare all’attacco di panico.
Alla persona agorafobica pervasa dalla paura se in situazione o dall’ansia anticipatoria prima di affrontare la circostanza temuta, non resta dunque che evitare del tutto tali situazioni.
L’evitamento è per la persona fobica una tentata soluzione che consente al momento di alleviare l’ansia ma che purtroppo successivamente mantiene e rinforza il disturbo fobico, in un circolo vizioso che si autoriproduce.
Appare dunque chiaro come le ricadute sulla qualità di chi soffre di agorafobia possano essere consistenti andando a compromettere il suo funzionamento sociale e lavorativo.
Non di rado per assolvere ai propri impegni fuori casa, la persona si fa accompagnare da un familiare .
Come curo l'agorafobia
Tratto l'agorafobia con la psicoterapia sistemica integrata, secondo il caso specifico, con l'utilizzo della realtà virtuale, che aggiunge un plus alla terapia potenziandone l'efficienza.
Un percorso che consente di gestire la sintomatologia in modo efficiente, agendo inoltre anche sul conflitto alla base del disturbo.
In questo modo accompagno la persona ad affrontarlo in modo efficace per ritrovare benessere e migliore stima di sé.
Come si reagisce alla paura, attacco, fuga, freezing
Sono tre i meccanismi biologici sopravvissuti all’evoluzione: con i quali reagiamo al pericolo: l’attacco, la fuga o il freezing. Meccanismi che hanno consentito alla specie umana di difendersi dai pericoli e sopravvivere nel tempo arrivando ai giorni nostri. Il freezing, cioè l’immobilizzarsi, è proprio quello che entra in gioco nell’agorafobia e che appunto impedisce alla persona, a livello metaforico, di muoversi.
Perché? Una spiegazione ci può proprio venire dal paradigma relazionale
Il significato del sintomo- l'agorafobia come sintomo relazionale
A livello relazionale il sintomo esprimerebbe un conflitto tra i poli opposti di autonomia/ perdita di protezione, dipendenza/libertà . Conflitto sviluppatosi relativamente alle caratteristiche comunicative e di significato del contesto familiare di appartenenza.
In sostanza “…rinuncio alla libertà di esplorazione in cambio di una protezione” (V. Ugazio)
Il sintomo si può tipicamente manifestare ad esempio in fase di svincolo dalla famiglia, di formazione della nuova coppia o in coppie in relazione complementare.
La coppia in cui un membro è agorafobico è caratterizzata da una relazione non equilibrata, strettamente complementare nella quale il partner agorafobico chiede attraverso il sintomo la vicinanza del partner sfuggente.
Una inconsapevole rinuncia alla propria libertà e autonomia in nome della protezione che alimenta inoltre una percezione di inadeguatezza rispetto a sé.
BIBLIOGRAFIA: L. Chianura, P, E.Fuxa, S. Mazzoni, Manuale clinico di terapia familiare, Franco Angeli
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