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via Salaria 195, angolo v.le Liegi, 00198 Roma

Il processo di separazione-individuazione dell’individuo, che raggiunge il culmine in adolescenza, può essere o meno facilitato dalla famiglia e dalle dinamiche interne ad essa che possono permettere o meno al figlio di staccarsi dal nucleo familiare per perseguire un proprio progetto di vita .

Un figlio infatti a seconda delle configurazione familiare e delle dinamiche relazionali presenti nel proprio nucleo, può trovare facilità a separarsi dalla propria famiglia  oppure difficoltà che, lungo un continuum, giungono fino all’impossibilità di separarsi.

La famiglia dovrebbe funzionare in modo tale da permettere la differenziazione dei figli, la loro individuazione, il raggiungimento della loro piena autonomia, in modo che sia consentito loro di lasciare la famiglia per perseguire un proprio progetto di vita autonomo e indipendente .

Il rapporto genitore-figli dovrebbe infatti maturare in relazione alle fasi di crescita e sviluppo della prole. L’attuazione di modalità relazionali in linea con la fase di sviluppo e dunque via via sempre più mature, permette ai figli di crescere e passare, strada facendo, dallo stato di dipendenza fisica ed emotiva che caratterizza l’infanzia a quello di indipendenza e autonomia che caratterizza poi lo stato del giovane adulto.  Un buon funzionamento familiare che tra l'altro  dunque consente ai figli di individuarsi e poi di separarsi.

Un processo che si svolge lungo un continuum in modo naturale,  quando la famiglia è in grado di far fronte in modo efficace ai compiti di sviluppo che si presentano nelle varie fasi del proprio divenire e le dinamiche in essa sono tali da permetterlo.

Il processo di svincolo si può svolgere senza intoppi o quasi quando la famiglia non è rigida e funziona bene, ha un buon equilibrio relazionale, i ruoli definiti e rispettati, le dinamiche armoniche, fluide  e non disfunzionali .

La coppia che per esempio basa il proprio (pseudo)equilibrio sulla presenza del figlio o un genitore che cerca un alleato da cooptare nei propri conflitti di coppia, (deviazioni, triangolazioni, alleanze pericolose) confini generazionali alterati, ruoli capovolti (il figlio nel ruolo del genitore o sostituto del coniuge), sono solo alcune delle possibili configurazioni familiari in grado di impedire al figlio un’adeguata possibilità di svincolo.

Genitori che trattengono, che non lasciano andare il proprio figlio, che non ne riconoscono l’alterità, che ne impediscono l’autonomia, rendono lo svincolo del giovane adulto problematico se non peggio .

Non a caso alcune psicopatologie del giovane adulto possono essere legate a difficoltà di svincolo di vario grado.

A loro volta e non di rado questi genitori sono persone poco differenziate e che, per lo più inconsapevolmente, agiscono dinamiche disfunzionali all’interno del nucleo volte a trattenere il figlio poiché garante in qualche modo  di uno pseudo-equilibrio di coppia/familiare.

Sono queste situazioni complesse che richiederebbero di per sé l'intervento del terapeuta familiare.

BIBLIOGRAFIA: M. Bowen, Dalla Famiglia all'Individuo, Boringhieri